mercoledì 26 marzo 2014

Disfunzione erettile, le cause e le conseguenze: parla l'andrologo

Sono oltre tre milioni gli italiani che soffrono di disfunzione erettile: si calcola che circa il 10-15 per cento della popolazione maschile abbia avuto almeno una volta nella vita un problema erettivo. Una percentuale che tende ad aumentare con l’età, fino a colpire un uomo su due sopra i 50 anni, fa notare il dott. Giovanni Beretta, andrologo e urologo. «L’erezione è una risposta complessa che richiede innanzitutto una buona funzionalità dell’apparato endocrino di base – e quindi un quadro ormonale bilanciato, con un tasso di testosterone adeguato nel sangue –, in grado di stimolare il desiderio che mette poi in moto la risposta fisica. Ma contano soprattutto i meccanismi idraulici e neurologici dell’organo di riproduzione maschile: una volta trasmesso un impulso “interessato”, a livello di corpi cavernosi (le strutture che vanno in erezione, ndr) è importante che arrivi e si riesca a mantenere il flusso di sangue. Se in condizioni di “riposo” bastano 10-15 millilitri di sangue al minuto, in erezione ne sono necessari 250-300 millilitri, quindi almeno 15 volte la gittata di base».

Quali possono essere le cause che impediscono l’erezione? 
«Fino a qualche anno fa si pensava che in gran parte fossero di natura psicogena, ma è dimostrato che oltre i cinquant’anni il fattore organico raddoppia la sua incidenza. Se scompensi neurologici o ormonali sono più rari (circa il 5 per cento dei casi) e dovuti soprattutto al basso livello di testosterone inibito da un’alta concentrazione di proattina, a meno che non ci siano stati altri traumi o interventi chirurgici importanti, le problematiche sono soprattutto vascolari e circolatorie».

Quali sono le conseguenze?
«La mancanza di erezione è generalmente un sintomo di altre malattie, una sorta di indicatore del malfunzionamento complessivo del nostro organismo. Magari si tratta solo di una problematica psicologica, originata da ansie e paure che possono essere individuate da uno psicoterapeuta. Oggi però preferiamo non sottovalutare le componenti endocrinologiche, neurologiche e vascolari e un’anamnesi più approfondita ci può fornire informazioni cliniche che ci orientino meglio nella scelta di una cura adatta. Solo successivamente si valuta la gravità della situazione da un punto diagnostico attraverso valutazioni ormonali, il dosaggio di proattina e testosterone nel sangue e la monitorizzazione delle erezioni notturne. In caso non bastasse, si può ricorrere a un’ecocolordoppler dell’arteria peniena dinamica, che misura velocità, accelerazione e flusso ematico all’interno dei corpi cavernosi dilatati, iniettando un farmaco vaso-attivo che determina un’erezione artificiale. Si tratta di un esame semplice da eseguire, non invasivo, solitamente il più indicato dagli specialisti. Altre volte, invece, si richiede un esame neurologico, lo studio dei potenziali evocati sacrali: in questo caso, la cute del pene viene stimolata elettronicamente per valutare il tempo che intercorre tra l’impulso indotto e la risposta della muscolatura».

Chi deve prestare maggiore attenzione ai primi campanelli d’allarme? 
«In generale, la disfunzione erettile non deve mai essere minimizzata negli over50, perché potrebbe essere il preludio di una patologia più seria. Senza dubbio però i soggetti più a rischio sono i diabetici affetti da problematiche vascolari e con un alto livello di colesterolo, dal momento che i vasi periferici sono molto sensibili a queste variazioni. Inoltre, è raro ma è anche possibile che l’aumento di proattina sia dovuto all’assunzione di alcuni tipi di farmaci o da un tumore a livello di ipotalamo e ipofisi».

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