mercoledì 19 marzo 2014

Quando i problemi a letto minano la vita di coppia


La frustrazione di una vita sessuale insoddisfacente non si ripercuote solo sul tono dell’umore e sull’immagine di sé, ma soprattutto sulle relazioni. La complicità dentro e fuori dal letto e l’eccitazione durante l’atto erotico sono “spie” della salute della nostra sessualità, che la psicologa Alessandra Coco descrive come «un crocevia tra il corpo e la mente, tra il passato, il presente e le aspettative del futuro». In questo quadro, il mancato funzionamento del rapporto a due – di cui, sottolineiamo, sono responsabili entrambi i partner – può causare un’impotenza di coppia. Una problematica in aumento, che interessa almeno il 30 per cento delle domande che pervengono negli studi professionali dei sessuologi.

Quali sono i primi sintomi?
«Nell’uomo la mancanza di desiderio può causare una disfunzione erettile o un’eiaculazione precoce. E la perdita dell’erezione il più delle volte porta a una brusca interruzione dell’amplesso e, più in generale, a una diminuzione dei rapporti. Dietro a queste difficoltà spesso potrebbe esserci un’ostilità irrisolta, una passività che impedisce ad ansie e rabbia di sfogarsi in altri modi e si riflette anche nella sfera sessuale. Molti maschi, però, prima di ammettere di avere un problema, cercano di “testare” la propria virilità con altre relazioni, ma tutto ciò non fa che acuire l’ansia da prestazione e la paura del fallimento».

Come vive la partner questa situazione?
«Innanzitutto bisogna dire che tra tutti i miei pazienti non ho mai trovato donne arrabbiate, piuttosto la tendenza naturale femminile ad accudire il prossimo le porta a diventare delle crocerossine. Riconoscono la difficoltà non solo fisica, ma soprattutto emotiva del compagno. Molte mogli e fidanzate, poi, si sentono loro stesse inadeguate e vivono l’impotenza di lui come conseguenza della propria scarsa sessualità e capacità di sedurlo. Tanti uomini – per una questione di orgoglio, per ignoranza o forse perché è più comodo – preferiscono far credere che questa sia la reale motivazione. E, di sicuro, alcune pubblicità di stampo maschilista non fanno che rafforzare questa credenza».  

A cosa mira la terapia in questi casi?
«Non c’è una ricetta perché ognuna è tarata sulla coppia in analisi e dal tipo di relazione profonda che hanno instaurato nel tempo. Tutto, ovviamente, si complica se esiste uno squilibrio dovuto a una maturazione personale diversa, se temiamo il disaccordo dell’altro al punto da assumere un atteggiamento remissivo e passivo o se l’unione ha annullato le due individualità. Sarà lungo, allora, il lavoro con il sessuologo per individuare gli ostacoli che impediscono quella sana complicità, preludio anche del piacere fisico, perché la sessualità è l’unica modalità di relazione assolutamente ludica. Insomma, bisogna capire se lui e lei stanno insieme con un obiettivo comune e se sono in grado di comunicare dentro e fuori dal letto. Anche in questo caso, la pratica più diffusa è quella di assegnare dei compiti a cadenza settimanale o mensile, che insegnano a riavvicinarsi gradualmente al partner. Ma anche a riconoscere dov’è il proprio piacere e come si può aiutare l’altro a raggiungerlo. Certo, è un lavoro di squadra: è necessario che entrambi siano convinti di voler “aggiustare” il rapporto, altrimenti si rischia di creare una frattura ancora più insanabile».

Grazie all’aiuto dei farmaci, oggi gli uomini hanno la possibilità di mantenersi sessualmente attivi fino ad età avanzata. Che effetti ha sulla coppia?
«Molti continuano a mantenere prestazioni soddisfacenti anche senza “aiutini”. In ogni caso, il calo del desiderio in entrambi è fisiologico dopo una certa età e, se uno dei due non ha più voglia, la coppia può andare in crisi. Bisogna poi segnalare che sempre più giovani apprendono il sesso attraverso la pornografia che trovano su Internet e che influisce sulla loro educazione sessuale in modo disastroso: oltre a dare informazioni scorrette – posizioni quasi impossibili dal punto di vista anatomico e donne sottomesse a qualsiasi tipo di pratica –, la componente emozionale è messa in secondo piano. Capita anche, invece, che sempre più coppie, dopo lunghi fidanzamenti, quando vanno a convivere o si sposano, si accorgono di non provare più desiderio. Ne consegue che saranno condizionate le successive fasi – eccitazione, orgasmo e piacere – e non basteranno certo farmaci, lubrificanti artificiali o altri espedienti per migliorare la situazione. Il consiglio è sempre quello di affrontare il problema in modo diretto e parlarne il più onestamente possibile»

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