La frustrazione di una vita sessuale insoddisfacente non si
ripercuote solo sul tono dell’umore e sull’immagine di sé, ma soprattutto sulle
relazioni. La complicità dentro e fuori dal letto e l’eccitazione durante
l’atto erotico sono “spie” della salute della nostra sessualità, che la psicologa Alessandra Coco descrive come «un crocevia tra il corpo e la
mente, tra il passato, il presente e le aspettative del futuro». In
questo quadro, il mancato funzionamento del rapporto a due – di cui,
sottolineiamo, sono responsabili entrambi i partner – può causare un’impotenza
di coppia. Una problematica in aumento, che interessa almeno il 30 per cento
delle domande che pervengono negli studi professionali dei sessuologi.
Quali sono i primi
sintomi?
«Nell’uomo la mancanza di desiderio può causare una disfunzione
erettile o un’eiaculazione precoce. E la perdita dell’erezione il più delle
volte porta a una brusca interruzione dell’amplesso e, più in generale, a una
diminuzione dei rapporti. Dietro a queste difficoltà spesso potrebbe esserci
un’ostilità irrisolta, una passività che impedisce ad ansie e rabbia di
sfogarsi in altri modi e si riflette anche nella sfera sessuale. Molti maschi,
però, prima di ammettere di avere un problema, cercano di “testare” la propria
virilità con altre relazioni, ma tutto ciò non fa che acuire l’ansia da prestazione
e la paura del fallimento».
Come vive la partner
questa situazione?
«Innanzitutto bisogna dire che tra tutti i miei pazienti non ho
mai trovato donne arrabbiate, piuttosto la tendenza naturale femminile ad
accudire il prossimo le porta a diventare delle crocerossine. Riconoscono la
difficoltà non solo fisica, ma soprattutto emotiva del compagno. Molte mogli e
fidanzate, poi, si sentono loro stesse inadeguate e vivono l’impotenza di lui
come conseguenza della propria scarsa sessualità e capacità di sedurlo. Tanti
uomini – per una questione di orgoglio, per ignoranza o forse perché è più
comodo – preferiscono far credere che questa sia la reale motivazione. E, di
sicuro, alcune pubblicità di stampo maschilista non fanno che rafforzare questa
credenza».
A cosa mira la terapia in questi casi?
«Non c’è una ricetta perché ognuna è tarata sulla coppia in
analisi e dal tipo di relazione profonda che hanno instaurato nel tempo. Tutto,
ovviamente, si complica se esiste uno squilibrio dovuto a una maturazione
personale diversa, se temiamo il disaccordo dell’altro al punto da assumere un
atteggiamento remissivo e passivo o se l’unione ha annullato le due
individualità. Sarà lungo, allora, il lavoro con il sessuologo per individuare
gli ostacoli che impediscono quella sana complicità, preludio anche del piacere
fisico, perché la sessualità è l’unica modalità di relazione assolutamente
ludica. Insomma, bisogna capire se lui e lei stanno insieme con un obiettivo comune
e se sono in grado di comunicare dentro e fuori dal letto. Anche in questo
caso, la pratica più diffusa è quella di assegnare dei compiti a cadenza
settimanale o mensile, che insegnano a riavvicinarsi gradualmente al partner.
Ma anche a riconoscere dov’è il proprio piacere e come si può aiutare l’altro a
raggiungerlo. Certo, è un lavoro di squadra: è necessario che entrambi siano
convinti di voler “aggiustare” il rapporto, altrimenti si rischia di creare una
frattura ancora più insanabile».
Grazie all’aiuto dei
farmaci, oggi gli uomini hanno la possibilità di mantenersi sessualmente attivi
fino ad età avanzata. Che effetti ha sulla coppia?
«Molti continuano a mantenere prestazioni soddisfacenti anche
senza “aiutini”. In ogni caso, il calo del desiderio in entrambi è fisiologico
dopo una certa età e, se uno dei due non ha più voglia, la coppia può andare in
crisi. Bisogna poi segnalare che sempre più giovani apprendono il sesso
attraverso la pornografia che trovano su Internet e che influisce sulla loro
educazione sessuale in modo disastroso: oltre a dare informazioni scorrette –
posizioni quasi impossibili dal punto di vista anatomico e donne sottomesse a
qualsiasi tipo di pratica –, la componente emozionale è messa in secondo piano.
Capita anche, invece, che sempre più coppie, dopo lunghi fidanzamenti, quando
vanno a convivere o si sposano, si accorgono di non provare più desiderio. Ne
consegue che saranno condizionate le successive fasi – eccitazione, orgasmo e
piacere – e non basteranno certo farmaci, lubrificanti artificiali o altri
espedienti per migliorare la situazione. Il consiglio è sempre quello di
affrontare il problema in modo diretto e parlarne il più onestamente possibile».
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