sabato 22 marzo 2014

Disfunzione erettile, parla lei. Luisa: il mio ragazzo mi ha completamente escluso

La disfunzione erettile è un problema maschile, ma è indubbio che quando in una coppia si presentano problemi di impotenza a soffrire si è in due. Come vivono le donne questa situazione? Lo abbiamo chiesto a Luisa - nome di fantasia - che in un forum medico ha chiesto aiuto ad un andrologo, perché non sa più cosa fare con il suo uomo, a cui tre diversi medici hanno escluso cause organiche per i suoi problemi di erezione. Ecco la sua storia, il punto di vista di una donna.

"Io e Marco stiamo insieme da tre anni. All'inizio andava tutto bene, il sesso tra noi funzionava, anche se non è mai stato "scoppiettante", ed avevamo rapporti regolari. Da un anno a questa parte, però, sono cominciati i problemi. Marco ha iniziato a non raggiungere più l'erezione, o a raggiungerla in modo non sufficiente. Dopo due mesi, molti tentativi per rivitalizzare il sesso e molte discussioni, l'ho convinto ad andare da un andrologo, che, dopo una serie di analisi e controlli, ha escluso che il problema fosse fisico. Ci ha consigliato di vivere il sesso senza stress, senza l'ansia di raggiungere l'erezione, ma solo con la volontà di divertirsi assieme. Ci ha sconsigliato i farmaci, perché avrebbero eliminato il sintomo ma non risolto il problema, prescrivendogli soltanto integratori a base di arginina.

La cosa però non ha funzionato. Un mese dopo, sempre su mia insistenza, si è convinto a consultare un altro andrologo, che per scrupolo ci ha invitato a consultare anche un urologo. Altri soldi, altro tempo perso. Il problema di Marco non è nel corpo, ma nella testa.

Ma di consultare un sessuologo non se ne parla. Quando ho proposto questa ipotesi mi sono ritrovata davanti una persona che non conoscevo. Non era il mio Marco, dolce e gentile, ma una persona rabbiosa e arrabbiata con me. Mi ha detto, urlando, che non aveva alcun problema, ma che probabilmente era solo un periodo, una fase, che sarebbe finita presto. Ha dato la colpa al suo lavoro, dicendo che in azienda stava vivendo momento stressante per colpa della crisi e per la partenza di un nuovo progetto, che doveva essere affidato a lui o ad uno dei suoi colleghi e che, comportando una promozione, aveva scatenato in ufficio una guerra senza quartiere. E poi, dopo, ha dato la colpa a me, dicendo che questo problema lo avevo inventato io e che lui ha solo bisogno aveva solo bisogno di tempo. Mi ha detto che le pressioni che gli avevo messo addosso non lo aiutavano, che ero un'egoista, insensibile e che pensavo solo a me stessa.

Ora sono sei mesi che non facciamo sesso e non parliamo più del problema. Il nuovo progetto è partito, è andato a un collega e la sua vita lavorativa, al netto della delusione, è regolare e priva di eccessivi stress. Conviviamo come se fossimo fratelli e facciamo finta di stare bene. Facciamo finta perché un rapporto senza sesso può funzionare, ma un rapporto senza dialogo no. Mi sento in colpa e talvolta, anzi spesso, mi domando se non abbia gestito male il tutto. Forse avrei dovuto essere meno insistente, per non farmi escludere dal suo problema. Di sicuro non so cosa fare, mi sembra di essere su un binario morto. Sto pensando, con dolore, di lasciarlo. Mi dispiace abbandonarlo in un momento di difficoltà, ma se non mi permette di stargli accanto non posso fare altro. Chissà che i vostri lettori non possano darmi qualche consiglio".

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